martedì 26 ottobre 2010

PRESENTAZIONE E LIMITI DEL BLOG (22 PARAGRAFI )

A CONCLUSIONE del 1° anno di teologia protestante, ho trovato questo splendido brano, di cui faccio dono, legalmente a tutti i fratelli e le sorelle, prima quelli di chiesa, poi tutti gli altri.
Perchè dico-"legalmente" ? perchè ho fotocopiato 25 pagine da un libro di 800 pagine (LUTERO-SCRITTI RELIGIOSI, PG.298-PG. 322
EDIZIONE ESAURITA DELLA UTET, 1967, e siccome legalmente si può fotocopiare il 15% di un libro, io ho rispettato la legge, e chiunque
può stampare e leggere e distribuire queste pagine che seguono, e che io ho la gioia di trascrivere, per la mia e l'altrui gioia e Salvezza, in Gesù Cristo. Testimonio che A me, questo Sermone di Lutero, ha cambiato la vita.
Sandro

36 commenti:

  1. IL SACRAMENTO DEL CORPO DI CRISTO

    Primo. il santo sacramento dell'altare e del santo vero corpo di Cristo ha anch'esso tre aspetti, che si devono conoscere. Il primo è il sacramento, ossia il segno. Il secondo è la cosa significata da questo sacramento. Il terzo è la fede nei due precedenti, come in ogni sacramento si trovano necessariamente questi tre punti. Il sacramento dev'essere esterno e visibile in una forma o specie fisica. La cosa significata dev'essere interiore e spirituale, nello spirito dell'uomo. La fede
    mette in uso e in valore gli altri due aspetti di esso.
    Secondo.

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  2. Secondo. Il sacramento, ossia il segno esterno, si presenta nella forma o specie del pane e del vino, come il battesimo nell'acqua, con questa avvertenza, che si fruisce del pane e del vino mangiando e bevendo, come si fruisce dell'acqua battesimale immergendo o aspergendo. Poichè il sacramento, ossia il segno, dev'essere ricevuto, o almeno desiderato, se deve portare frutto; e sebbene al nostro tempo non si diano al popolo tutti i giorni le due specie, come in passato, e neppure sia necessario, di entrambe fruisce però ogni giorno il clero in presenza del popolo, ed è sufficiente che il popolo le desideri tutti i giorni, e di tanto in tanto riceva il sacramento sotto una specie, secondo l'ordine della Chiesa cristiana.
    Terzo.

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  3. Lutero e non Sandro ha detto:Secondo. Il sacramento, ossia il segno esterno, si presenta nella forma o specie del pane e del vino, come il battesimo nell'acqua, con questa avvertenza, che si fruisce del pane e del vino mangiando e bevendo, come si fruisce dell'acqua battesimale immergendo o aspergendo. Poichè il sacramento, ossia il segno, dev'essere ricevuto, o almeno desiderato, se deve portare frutto; e sebbene al nostro tempo non si diano al popolo tutti i giorni le due specie, come in passato, e neppure sia necessario, di entrambe fruisce però ogni giorno il clero in presenza del popolo, ed è sufficiente che il popolo le desideri tutti i giorni, e di tanto in tanto riceva il sacramento sotto una specie, secondo l'ordine della Chiesa cristiana.
    Terzo.

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  4. Terzo. Secondo il mio parere (di LUTERO) , però sarebbe bene che la Chiesa, in un Concilio generale, disponesse nuovamente che si diano a tutti le due specie, come ai sacerdoti. Non già che non basti una specie, chè anzi basta il solo desiderio della fede, come
    dice sant'Agostino : "A che appresti lo stomaco e i denti ? Credi solamente e hai già fruito del sacramento" ; ma perchè sarebbe confacente e bello che la forma o figura ossia la specie del sacramento non fossero distribuite in parte e incompletamente, ma fossero date per intero; come a proposito del battesimo ho detto, che sarebbe conveniente tuffare nell'acqua anzichè aspergere con essa, per rispettare la totalità e la compiutezza del segno. Poichè questo sacramento significa una completa unione e una indivisa comunione dei santi (come sentiremo), la quale è espressa inadeguatamente da una parte sola del sacramento. Non vi è, del resto, nell'uso del calice
    quel gran pericolo che si crede, poichè il popolo si appressa raramente a questo sacramento, e soprattutto
    perchè Cristo, che ha certo conosciuto tuttti i pericoli futuri, ha voluto ciò nonostante istituire per tutti i suoi cristiani l'uso delle due specie.
    Quarto.

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  5. Lutero (e non Sandro) ha detto: Quarto. La cosa significata, ossia l'effetto di questo sacramento è la comunione dei santi. Perciò lo si designa anche comunemente col nome "Synaxis" ovvero "Communio", che significa appunto comunione, come il verbo "communicare" significa in latino ricevere
    la comunione, o come diciamo in tedesco andare al sacramento; e deriva dal fatto che Cristo, con tutti i santi, è un corpo spirituale, come il popolo di una città è una comunità e un corpo, e ogni cittadino è membro dell'altro e dell'intera città. Così tutti i santi sono membra di Cristo e della Chiesa, che è una spirituale ed eterna città di Dio, e chi è ricevuto in questa città è
    accolto nella comunità dei santi e incorporato nel corpo spirituale di Cristo, e fatto suo membro. Inversamente
    "excommunicare" significa escludere dalla comunità e separare un membro da questo corpo, e ciò si dice in
    tedesco mettere al bando, ma con qualche differenza, come dirò nel sermone seguente sulla scomunica. Perciò
    ricevere questo sacramento nel pane e nel vino non è altro che ricevere un segno certo di questa comunione e incorporazione con Cristo e tutti i santi, come se si dia ad un cittadino un contrassegno, un documento firmato o una parola d'ordine, perchè sia certo che è borghese di quella città e membro della stessa comunità. Come dice san Paolo (1° Corinti 10,17 ) :
    "Noi che partecipiamo a un solo pane e a un solo calice, siamo tutti un pane e un corpo " .
    Quinto.

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  6. Lutero (e non Sandro)ha detto: Quinto. La comunione consiste in questo, che tutti i beni spirituali di Cristo e dei suoi santi sono condivisi e diventano comuni a colui che riceve il sacramento, e inversamente anche tutti i dolori e i peccati diventano comuni, e così l'amore s'accende all'amore, e unisce.
    Diciamo (parole di LUTERO) , per restare nella rozza immagine sensibile: come in una città son comuni ad ogni cittadino il nome della città, e la gloria, e la libertà, il commercio, gli usi, i costumi, l'aiuto, l'assistenza, la protezione e altre cose simili, e inversamente il pericolo, gli incendi, le inondazioni, i nemici, la morte, i danni e le ingiustizie subite ed altre cose simili. Poichè
    chi vuol godere insieme deve anche portare la pena insieme e pareggiare l'amore con l'amore. Qui si vede che chi fa male a un cittadino, fa male a tutta la città e a tutti i cittadini; e chi benefica un cittadino merita il favore e la riconoscenza di tutti. Ciò accade anche nel corpo fisico, come san Paolo dice (1° Corinti, 12:25 segg. ) quando spiega spiritualmente questo sacramento: "Le membra hanno cura le une delle altre; se un membro soffre, le altre membra soffrono con lui;
    se un membro sta bene, le altre membra si rallegrano con lui." E lo vediamo: se ad uno fa male il piede, anzi, anche il più piccolo dito del piede, l'occhio guarda in quella direzione, le dita afferrano, il volto si corruga e tutto il corpo si piega, e tutte le membra si occupano del piccolo membro; e inversamente, chi desidera star bene fa bene a tutte le membra. Si devono bene osservare queste immagini, se si vuole comprendere questo sacramento, poichè la Scrittura si vale di esse per i semplici.
    Sesto.

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  7. Sesto. Adunque, in questo sacramento vien dato all'uomo da Dio
    stesso, per mezzo del sacerdote, un segno certo che egli deve essere
    unito con Cristo e con i suoi santi, e avere ogni cosa in comune, a tal
    segno, che la passione e la vita di Cristo dev'essere sua, e anche la vita e le sofferenze di tutti i santi, cosicchè se alcuno gli fa male, lo fa a Cristo e a tutti i suoi santi, come egli dice per mezzo del Profeta Zaccaria, 2°: 8: "Chi vi tocca, tocca la pupilla dei miei occhi"; e inversamente, chi gli fa del bene, lo fa a Cristo e a tutti i suoi santi, come egli dice in Matteo, 25:40 : "Quel che avete fatto a uno dei
    miei minimi, l'avete fatto a me". Inversamente, l'uomo deve anche accettare che gli siano com uni tutte le pene e le ingiurie sofferte da
    Cristo e dai suoi santi, e con loro pari pari soffrire e godere. Vogliamo
    considerare meglio questi due punti.
    Settimo.

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  8. Settimo. Ora, non è un nemico di una sola specie, che ci fa male. E'
    anzitutto il peccato residuo dopo il battesimo, rimanente nella carne, l'inclinazione all'ira, all'odio, alla superbia, e alla impudicizia e così via, che combatte contro di noi finchè viviamo. E qui abbiamo bisogno non soltanto dell'aiuto della comunità e di Cristo, affinchè combattano con noi, ma è anche necessario che Cristo e i suoi santi intercedano per noi nel cospetto di Dio. perciò per esortarci e fortificarci contro quel peccato, Dio ci dà il sacramento, come se dicesse: " Sei combattuto da peccati di vario genere, orbene, prendi questo segno, col quale ti dichiaro che il peccato non combatte te solo, ma il mio figlio Cristo e tutti i suoi santi in cielo e sulla terra.
    Perciò sii fresco e fiducioso, tu non combatti solo, grande aiuto e assistenza è intorno a te ". Così parla il re Davide (Salmo 103:15)
    di questo pane: " Il pane fortifica il cuore dell'uomo", e in diversi luoghi la Scrittura attribuisce a questo sacramento la virtù di fortificare, come negli Atti degli Apostoli, cap.9 : 19, a proposito di san Paolo: "Egli è stato battezzato e ha preso il cibo, e allora è stato fortificato". In secondo luogo ci combatte incessantemente lo spirito maligno con molti peccati, e avversità. In terzo luogo, il modo, che
    è pieno di malvagità, e provoca e perseguita, e non è buono in nessuna parte. Infine, ci combatte la nostra stessa cattiva coscienza,
    coi peccati che abbiamo commesso, e ancora il timore della morte e della pena infernale, che ci ridurrebbero tutti stanchi e spossati, se non cercassimo e ottenessimo rinforzo in questa comunione.
    Ottavo

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  9. Ottavo. Chi dunque è scoraggiato, indebolito dalla sua coscienza peccaminosa, spaventato dalla morte, o comunque ha il cuore aggravato, se vuol essere liberato, s'avvicini soltanto, lietamente, al sacramento dell'altare, e deponga il suo carico nella comunità, e cerchi aiuto, nella totalità del corpo spirituale, come quando un cittadino ha subito un danno o un'aggressione nei campi da parte dei suoi nemici, ne sporge querela ai suoi magistrati e ai suoi concittadini
    e invoca il loro aiuto. Infatti, in questo sacramento ci è data l'immensa grazia e misericordia di Dio, affinchè in ogni nostra calamità deponiamo ogni tormento sulla comunità, e in particolare su Cristo, e affinchè l'uomo possa fortificarsi, consolarsi e dire:
    "se io sono un peccatore, se sono caduto, se mi coglie questa o quella sventura, ebbene, io vado al sacramento e ricevo un segno da
    Dio, che la giustizia di Cristo, la sua vita e la sua passione, prende le mie parti con tutti gli angeli e i beati nel cielo, e, gli uomini pii sulla terra. Se devo morire, non son solo nella morte, se soffro, essi soffrono con me. Ogni mia disgrazia è diventata comune a Cristo e ai santi, per il fatto che ho un segno certo del loro amore verso di me". Ecco, questo è il frutto e l'uso del sacramento, e il cuore dev'esserne lieto e forte.
    Nono.

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  10. Nono. Se hai così gustato, o vuoi gustare, questo sacramento, devi anche portare in comune le sciagure della comunità, come abbiamo detto. Ma quali sono?
    Cristo nel cielo e gli angeli con i santi non hanno dolori, se non quando la verità e la parola di Dio sono conculcate. anzi, essi risentono, come abbiamo detto, tutto il dolore e l'amore di tutti i santi sulla terra. perciò il tuo cuore deve darsi nell'amore, e imparare
    che questo sacramento è un sacramento dell'amore, che ti è offerto
    amore e assistenza, e che devi reciprocamente offrire amore e assistenza a Cristo nei suoi bisognosi. tu devi infatti provare dolore per ogni affronto fatto a Cristo nella sua santa Parola, per ogni miseria della cristianità, per ogni sofferenza ingiusta degli innocenti, delle quali cose tutte v'è immensa quantità in tutti i luoghi del mondo; e in tutte queste cose devi correre ai ripari, agire, supplicare,
    e se non puoi far altro, compatire di cuore. Ecco quel che significa per parte tua portare le pene e le avversità di Cristo e dei suoi santi.
    A ciò mira infatti la parola di Paolo (Galati 6:2):"Portate i pesi gli uni degli altri, e così adempite il comandamento di Cristo". Vedi, se tu li porti tutti, anch'essi ti porteranno tutti, ed ogni cosa sarà comune, le buone e le cattive. Allora tutto diventerà facile, e lo spirito maligno
    non potrà reggere contro la comunità. Così disse Cristo quando istituì il sacramento (Luca,22,versetti 19 e seguenti): "Questo è il mio corpo che è dato per voi; questo è il mio sangue che è sparso per voi; ogni volta che lo farete, ricordatevi di me", come se dicesse:"Io sono il capo, voglio essere il primo a darmi a voi, voglio che sia comune a me il vostro dolore e le vostre sventure, voglio portarle per voi, affinchè anche voi, reciprocamente lo facciate per me e tra voi, e consentiate che tutto sia comune in me e con me; e vi lascia questo sacramento come un contrassegno sicuro di tutto ciò, affinchè non vi dimentichiate di me, ma vi esercitiate e vi esortiate ogni giorno a ciò che ho fatto e faccio per voi, affinchè siate fortificati e vi sosteniate così l'un l'altro.
    Decimo

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  11. Decimo. Questa è anche una delle ragioni, e la prima, per cui questo sacramento viene celebrato più volte, mentre il battesimo si riceve una volta sola. Poichè il battesimo è l'inizio e l'ingresso in una nuova vita, nella quale ci assalgono innumerevoli contrasti con peccati,
    con dolori, nostri e altrui. c'è il diavolo, il mondo, la nostra carne e coscienza, come abbiamo detto; i quali non cessano mai dal darci la caccia ed incalzarci. Per questa ragione abbiamo bisogno di forza, assistenza e aiuto da parte di cristo e dei suoi santi, e queste cose ci sono promesse qui come in un segno certo, per mezzo del quale
    siamo uniti e incorporati, e tutti i nostri dolori sono trasferiti nella
    comunità. per questa stessa ragione coloro che non hanno sventure o sono privi di angoscia, o non sentono la loro infelicità, non ricevono
    nessun giovamento da questo santo sacramento, o ne ricevono ben poco; poichè esso è dato soltanto a coloro che hanno bisogno di consolazione e di forza, che hanno un cuore depresso, che portano una coscienza spaventata, che soffrono tentazioni dal peccato, o sono caduti in esso. Qual frutto dovrebbe produrre negli spiriti liberi e sicuri, che non ne hanno bisogno e non lo desiderano ? Poichè così
    parla la Madre di Dio (Luca 1 :53): "Egli sazia soltanto gli affamati e consola coloro che sono nell'angoscia " .
    Undicesimo.

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  12. Undicesimo. Perciò, per rendere i suoi discepoli degni di questo sacramento e adatti a riceverlo, dapprima li attristò, rappresentando loro la sua partenza e la sua morte, ed essi n'ebbero dolore e cordoglio. Inoltre li spaventò molto, quando disse (Matteo 26:21) che
    uno di loro lo tradirebbe. E quando furono così pieni di tristezza e di angoscia, afflitti per il dolore e il peccato del tradimento, furono degni, ed egli diede loro il suo santo corpo, e li fortificò di nuovo.
    e in questo ci insegna, che il sacramento è forza e consolazione per coloro che sono afflitti e angosciati dal peccato e dal male, come si esprime sant'Agostino (citazioni di Salmo 21) :" questo cibo lo cerca soltanto un'anima affamata, e nulla lo fugge quanto un'anima piena e sazia, che non ha bisogno di esso " . così pure i giudei dovevano mangiare l'agnello pasquale con erbe amare, in fretta e stando in piedi,, e in ciò è anche significato che questo sacramento richiede
    anime desiderose, assetate e afflitte. Ora, chi vuole assumersi in comune le sciagure di Cristo e di tutti i cristiani, chi vuol difendere la verità, impedire l'ingiustizia, condividere il peso delle necessità degli innocenti e dei dolori di tutti i cristiani, troverà a sufficienza disgrazie e contrarietà, che gli apprestano quotidianamente la cattiva natura, il mondo, il diavolo, e il peccato. Ed è conforme al consiglio e alla volontà di Dio, che siamo cacciati e incalzati da tanti cani, e ci siano preparate da ogni parte erbe amare, affinchè bramiamo questa forza e ci rallegriamo del santo sacramento, e siamo degni, cioè desiderosi
    di esso.
    Dodicesimo.

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  13. In dodicesimo luogo, egli vuole che facciamo un uso frequente del sacramento, perchè ci ricordiamo di lui, e seguendo il suo esempio ci esercitiamo in quella comunione. Poichè, se l'esempio non fossse
    frequentemente ripresentato, anche la comunione sarebbe presto dimenticata, come purtroppo vediamo che si tengono molte messe, eppure la comunione cristiana, che in esse dovrebbe essere predicata, esercitata e rappresentata nell'esempio di Cristo, svanisce
    interamente, tanto completamente che non sappiamo più a che fine
    serva questo sacramento, e come se ne debba far uso; anzi, purtroppo sovente con le messe la comunione è distrutta, e tutto è falsato. Questa è la colpa dei predicatori, che non predicano l'Evangelo nè i sacramenti, ma le loro invenzioni umane sui vari generi di opere e sui vari modo di vivere una vita buona. Ma in passato si praticava così bene questo sacramento, e si insegnava al popolo a comprendere così bene questa comunione, che essi portavano in chiesa anche i cibi materiali e gli altri beni e quivi li dividevano tra coloro che ne avevano bisogno, come scrive Paolo
    (1° Corinti 11:21 ); e come traccia di questo uso è rimasta nella messa la parola "Collecta", che significa una raccolta comune, come quando si raccoglie in comune del denaro per darlo ai poveri. E allora
    vi furono anche tanti martiri e santi. Allora c'erano meno messe, e
    molta forza, cioè molti frutti della messa. allora un cristiano si prendeva cura dell'altro, uno stava presso l'altro, uno aveva compassione dell'altro, uno portava il carico e le sciagure dell'altro;
    ora tutto ciò è sbiadito, e ci sono soltanto molte messe, e vi è un largo uso di questo sacramento, senza alcuna intelligenza del suo significato, nè alcun esercizio in esso.
    Tredicesimo.

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  14. Tredicesimo. Si trovano molte persone che desiderano bensì godere insieme, ma non vogliono pagare insieme: cioè sentono volentieri dire che in questo sacramento è loro promesso e dato l'aiuto, la comunità e l'assistenza di tutti i santi; ma non vogliono essere SOLIDALI, non vogliono aiutare i poveri, sopportare i peccati, avere
    cura dei miserabili, soffrire con i sofferenti, pregare per gli altri, e
    neppure vogliono difendere la verità, promuovere il miglioramento della Chiesa e di tutti i cristiani a costo del corpo, dei beni, e dell'onore, per il timore del mondo, per non esporsi a soffrire sfavore, danno, ignominia, o la morte, sebbene Dio voglia che anch'essi, per amore della verità e del prossimo, siano premuti
    a desiderare la grande grazia e forza di questo sacramento.
    Sono uomini egoisti, ai quali il sacramento non giova a nulla, come è
    insopportabile il cittadino che vuol essere aiutato, protetto, e liberato dalla comunità, ma non vuol far nulla per la comunità e il suo servizio.
    Noi dobbiamo consentire che il male dell'altro sia il nostro, se vogliamo che Cristo e i suoi santi accettino che il nostro male sia il loro; così è completa la comunione, e vien data soddisfazione al sacramento. Poichè ove l'amore non cresce ogni giorno e non cambia l'uomo, rendendolo SOLIDALE con ognuno, non vi è il frutto
    di questo sacramento, nè la realtà significata da esso.
    Quattordicesimo.

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  15. Quattordicesimo. Per esprimere questa comunione, Dio ha anche scelto i segni di questo sacramento, che vi si adattano perfettamente,
    e con le loro forme ci esortano e ci muovono a questa comunione.
    Poichè come da molti chicchi di grano macinato insieme è fatto il pane, e i corpi di moti chicchi diventano il corpo dell'unico pane, e in esso ogni piccolo chicco di grano perde il suo corpo e la sua forma e
    assume il corpo unico del pane; e parimenti ancge gli acini di uva, perdendo la loro forma, diventano il corpo di un unico vino e di una sola bevanda, così dobbiamo essere, e siamo anche noi, se facciamo buon uso di questo sacramento: Cristo con tutti i santi, per il suo amore, assume la nostra forma, lotta con noi contro il peccato, la morte e tutti i mali, e noi, infiammati d'amore per questo, assumiamo
    la sua forma, ci abbandoniamo alla sua giustizia, vita e beatitudine,
    e per la comunione dei suoi beni e della nostra infelicità, siamo una
    sola torta, un pane, un corpo, una bevanda, e tutto è comune. Oh, è
    davvero un " grande sacramento " , come dice Paolo (Efesini 5:32), che Cristo e la Chiesa siano un sol corpo, carne e ossa. Reciprocamente, anche noi dobbiamo essere trasformati da questo amore, e assumere come nostre le debolezze di tutti gli altri cristiani,
    e la loro figura e la loro necessità, e consentire che appartengano loro tutti i beni dei quali possiamo disporre, affinchè possano goderne; questa è la vera comunione e il vero significato di questo sacramento. Così siamo trasformati l'uno nell'altro, e diventiamo una comunità per mezzo dell'amore, senza il quale nessuna trasformazione può avvenire.
    Quindicesimo

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  16. In quindicesimo luogo egli ha istituito, a preferenza di altre, queste due forme del pane e del vino, per esprimere più ampiamente l'unità e la comun ione che si compiono on questo sacramento; poichè
    non vi è unione più intima, profonda, indivisa che l'unione del cibo con colui che ne viene nutrito, in quanto il cibo penetra e si trasforma nella natura stessa, e diventa un essere solo con colui che si ciba. altri modi di unire, come con chiodi, colla, corda, o altre cose simili,
    non fanno delle cose legate un essere indivisibile. Allo stesso modo anche noi, nel sacramento, veniamo uniti con Cristo e incorporati con i suoi santi a tal punto, che egli assume le nostre parti, fa, non fa
    per noi, come se egli fosse quello che siamo, e quello che ci accade
    accade anche a lui, e più che a noi; affinchè anche noi possiamo assumere le sue parti, come se fossimo quello che egli è; e infine
    accadrà che gli saremo resi simili, come dice
    san Giovanni (1° Giovanni 3 :2 ) " Sappiamo che quando sarà manifestato saremo simili a lui " ; così profonda e totale è la comunione di Cristo e di tutti i santi con noi. così lo combattono tutti i nostri peccati e ci protegge la sua giustizia; poichè l'unione rende tutto comune, fintanto che egli abbia completamente distrutto il peccato in noi, e ci renda simili a sè nel giorno del giudizio. Così pure noi dobbiamo essere unito ai nostri prossimi ed essi a noi dallo stesso amore.
    Sedicesimo.

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  17. Sedicesimo. Sopra tutto questo, egli non ha istituito queste due forme come semplici forme vuote, ma ha dato nel pane la sua vera carne naturale, e nel vino il vero suo sangue, al fine di darci un sacramento o un segno completo. Poichè come il pane viene trasformato nel suo vero corpo naturale, e il vino nel suo vero e naturale sangue, altrettanto veramente siamo anche noi attratti e trasformati nel corpo spirituale, cioè nella comunione di Cristo e di tutti i santi, e per mezzo di questo sacramento siamo costituiti in tutte le virtù e le grazie di Cristo e dei suoi santi, come è stato detto sopra di un cittadino, che viene introdotto nella tutela e nella libertà
    della città e di tutta al comunità, e così viene trasformato. E anche perciò egli non ha istituito una sola specie, ma ha posto distintamente la sua carne sotto il pane, il suo sangue sotto il vino, per dimostrare che non soltanto la sua vita e le sue buone opere, manifestate per mezzo della carne e fatte nella carne, ma anche la sua passione e il suo martirio, che manifesta col suo sangue, e in cui il suo sangue è stato versato, tutto è nostro, e noi possiamo essere introdotti in tutto ciò per goderne e farne uso.
    Diciassettesimo

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  18. Diciassettesimo. Da tutto ciò è chiaro ora che questo santo sacramento non è altro che un segno divino, in cui è promesso, dato e
    appropriato Cristo e tutti i santi, con le loro opere, sofferenze, meriti, grazie e beni, a consolazione e fortificazione di tutti coloro che sono in angosce e afflizioni; e ricevere il sacramento non è altro che desiderare tutto ciò e credere fermamente che così accade. E qui viene il terzo aspetto del sacramento, cioè la fede, dalla quale dipende l'efficacia del sacramento. Infatti non basta che si sappia che cosa è e che cosa significa il sacramento. Non basta che tu sappia
    che esso è comunione ed uno scambio misericordioso, una commistione del nostro peccato e del nostro dolore con la giustizia di Cristo e dei suoi santi, ma devi anche desiderarlo, e credere fermamente che lo hai ottenuto. A questo punto il diavolo e la natura fanno il massimo sforzo, perchè la fede non possa reggere. alcuni esercitano la loro arte e le loro sottigliezze per cercare dove rimane il pane, quando è trasformato nella carne di Cristo, e il vino nel suo sangue, e anche come in una così piccola particella di pane e di vino
    possa essere contenuto tutto il Cristo , la sua carne e il suo sangue. Ma non importa nulla, che tu non lo veda. basta che tu sappia che è un segno divino, in cui la carne e il sangue di Cristo sono veramente contenuti; come e dove, rimettilo a lui.
    Diciottesimo

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  19. Diciottesimo. Bada dunque ad esercitare e fortificare la tua fede, affinchè, quando sei afflitto o i tuoi peccati ti incalzano, tu ti appressi al sacramento o ascolti la messa, e desideri di cuore questo sacramento, e la cosa che significa, e non dubiti, che ciò che è significato dal sacramento, accade a te; cioè, tu sia certo che Cristo
    e tutti i santi vengono a te, con tutte le loro virtù, sofferenze e grazie,
    per vivere, fare, non fare, soffrire e morire con te. Se eserciterai e fortificherai bene questa fede, sentirai qual lieto, ricco, nuziale banchetto e qual vita opulenta il tuo Dio ti ha preparata sull'altare.
    Allora comprenderai che cosa sia il grande banchetto del re Assuero
    (Ester, 1 ,5. ) ; allora vedrai qual sia il banchetto di nozze, per il quale Dio ha macellato i suoi giovenchi e il suo bestiame ingrassato, come è scritto nel Vangelo (Luca 15,23 e Matteo 22, 2 e seguenti) ;
    allora il tuo cuore diventa veramente libero, forte e coraggioso contro i tutti i suoi nemici. Difatti, chi vorrebbe temere una qualsiasi
    sventura, se è certo che Cristo è presso di lui con tutti i santi, ed ha in comune con lui tutte le cose, buone o cattive ? Così leggiamo (negli
    Atti degli Apostoli 2, 46 e seguenti), che i discepoli di Cristo spezzavano questo pane con grande gioia del loro cuore. Ora, poichè quest'opera è così grande, che la piccolezza della nostra anima non può bramarla, tanto meno sperarla o aspettarsela,
    è necessario e buono che ci si appressi sovente al sacramento, anzi,
    che si eserciti e fortifichi cotidianamente nella messa questa fede, dalla quale tutto dipende, e a motivo della quale è anche stato instituito. Perchè se ne dubiti, fai a Dio il più grave affronto, e lo
    consideri come un bugiardo indegno di fede; e se non puoi credere, prega che ti sia concesso, come abbiamo detto sopra nell'altro sermone.
    Diciannovesimo.

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  20. Diciannovesimo. In seguito, vedi di dedicarti ad essere SOLIDALE con
    tutti, e a non escludere nessuno per odio o ira; poichè questo sacramento della comunione, dell'amore e dell'unità non può tollerare discordia e disunione. Tu devi prenderti a cuore le debolezze e le necessità degli altri, e offrire i tuoi beni come se appartenessero a loro, come Cristo fa a te nel sacramento. Ciò
    significa essere trasformati gli uni negli altri per mezzo dell'amore,
    diventare di molte particelle, un solo pane e una sola bevanda,
    abbandonare la propria forma e assumerne una comune. Da ciò
    proviene che i maldicenti, coloro che giudicano malignamente, o altri
    spregiatori degli uomini ricevono necessariamente la morte nel sacramento, come scrive san Paolo ai Corinti (1°Corinti 11,29 ).
    Poichè essi non fanno al loro prossimo quel che desiderano da Cristo, e che il sacramento rappresenta: non augurano loro nulla di buono,
    non hanno compassione di loro, non si prendono cura di loro, come
    pure vogliono che Cristo si prenda cura di loro, e cadono in sèguito
    nella cecità, sicchè non sanno fare altro, in questo sacramento, che temere e onorare con le loro orazioncelle, e le loro devozioni il
    Cristo "presente" negli elementi. Quando questo è avvenuto, pensano, tutto è fatto; eppure Cristo ha dato il suo corpo perchè la cosa significata dal sacramento, la comunione e la pratica dell'amore siano esercitate, e stima meno il suo corpo naturale che il suo corpo spirituale, ciè la comunione dei suoi santi; e gli importa assai più, specialmente in questo sacramento, che la fede in lui e la comunione dei santi sia bene esercitata e si fortifichi in noi, e che noi, seguendo
    questa, esercitiamo bene anche la nostra comunione reciproca. Questa intenzione di Cristo, essi non la vedono, e vanno in chiesa tutti i giorni, dicono o ascoltano messa devotamente, e rimangono un giorno come l'altro, anzi diventano ogni giorno peggiori, e non ne sentono niente. perciò bada bene: ti è più necessario avere in considerazione il corpo spirituale che il corpo naturale di Cristo, e ti è più necessaria la fede nel corpo spirituale che in quello naturale. Poichè il corpo naturale senza il corpo spirituale non giova a nulla
    in questo sacramento, e deve avvenire una trasformazione che deve essere esercitata dall'amore.
    Ventesimo.

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  21. Ventesimo. Vi sono molti di loro, che senza fare attenzione a questo scambio di amore e di fede, s'affidano all'opinione che la messa sia, come dicono, " Opus gratum opere operati " ["sic"], cioè un'opera che è per se stessa bene accetta a Dio, anche se non gli sono gradite le
    persone che la compiono. Essi ne deducono che è bene tenere molte messe, per quanto indegnamente possano essere celebrate; poichè il
    danno è per coloro che le celebrano o ne fanno uso indegnamente.
    Per me, ognuno può pensare quel che vuole, ma queste favole
    non mi piacciono. Poichè, per così dire, non v'è alcuna creatura od opera che per se stessa non piaccia a Dio, come è scritto
    in Genesi 1,32 : "Dio ha considerato tutte le sue opere, e si è compiaciuto in esse ". Quale frutto si ottiene, se si fa un cattivo uso del pane, del vino, dell'oro, e di ogni bene, anche se in sè piacciono a Dio ? Certo, quel che ne segue è la DANNAZIONE. Così anche qui :
    quanto più nobile è il sacramento, tanto maggiore è il danno che viene a tutta la comunità dal suo cattivo uso; poichè non è istituito per sè stesso, perchè piaccia a Dio, ma per noi, perchè ne facciamo
    buon uso, esercitiamo in esso la fede, e per mezzo di esso diventiamo accettevoli a Dio. Dovunque non è altro che " opus operatum", non produce altro che danno. Deve diventare "opus operantis". come il pane e il vino non producono altro che danno, quando non se fa uso, per quanto possano in sè stessi piacere a Dio.
    Adunque non basta che il sacramento venga celebrato (ciò è "opus
    operatum"), è anche necessario che venga ricevuto con fede (ciò
    è "opus operantis" ). E c'è da temere che con queste pericolose glosse
    la forza e la virtù del sacramento sia allontanata da noi, e che la fede
    perisca completamente per la falsa sicurezza del sacramento celebrato. Tutto questo proviene dal fatto, che essi considerano di più il corpo naturale di Cristo, in questo sacramento, che
    la comunione, il corpo spirituale. Cristo in croce era anche un'opera compiuta, in cui Dio si compiaceva, ma proprio per causa di essa son
    caduti i Giudei fino a questo giorno, perchè non hanno messo in uso quest'opera per mezzo della fede. Perciò, sta' attento che il sacramento sia per te un "opus operantis", cioè un'opera di cui fai uso
    e che piaccia a Dio non per la sua natura, ma per la tua fede eil buon uso che ne fai. anche la parola di Dio è in sè accettevole a dio, ma è dannosa per me, se non è accettevole a Dio anche in me. e in breve, queste chiacchere sull' "opus operatum, opus operantis" sono inutili
    parole umane, e sono più di ostacolo che di giovamento. e chi potrebbe narrare tutti i tremendi abusi e gli errori che si moltiplicano ogni giorno in questo venerabile sacramento, alcuni dei quali sono così spirituali e santi che quasi che quasi potrebbero ingannare un angelo ? In breve, chi vuol conoscere gli abusi, tenga presente l'iso e la fede che abbiamo descritti, circa questo sacramento, cioè dev'essere celebrato da un'anima afflitta e affamata, che desidera ardentemente l'amore, l'aiuto, l'assistenza dell'intera comunità di Cristo e di tutta la cristianità, e non dubita di riceverli nella fede, e che
    in séguito, nello stesso amore, si rende SOLIDALE con tutti; chi non parte da questi princìpi, per dare ordine e forma alla celebrazione della messa, e al modo di ascoltarla e di ricevere il sacramento, è in errore e non fa un uso salutare di questo sacramento. Perciò il mondo
    è assalito da pestilenze, guerre ed altre crudeli piaghe, e noi, con molte messe, suscitiamo soltanto maggiore disgrazia.
    Ventunesimo.

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  22. Mancano solo
    Ventesimo
    Ventunesimo
    Ventiduesimo
    google mi avverte che non ci stanno.
    che fare?
    Sandro

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  23. il ventesimo è già stato postato. accontentatevi della parte più importante del Ventunesimo.
    Sandro

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  24. Parte più importante del Ventunesimo.
    Ventunesimo. Ora possiamo apprezzare quanto questo sacramento sia necessario a coloro che devono abbandonarsi alla morte o a altri pericoli del corpo e dell'anima, perchè non siano lasciati soli in essi, ma siano fortificati nella comunità di Cristo e di tutti i santi. Perciò Cristo l'ha anche istituito e dato ai suoi discepoli nell'estrema angustia e nel pericolo supremo. e poichè siamo tutti ogni giorno circondati da ogni sorta di pericoli, e infine dobbiamo morire, dobbiamo ringraziare con tutte le nostre forze, amorevolmente e umilmente, Dio misericordioso perchè ci dà questo segno pieno di grazia, per mezzo del quale ci conduce ( purchè aderiamo ad esso
    con la fede ), attraverso la morte e tutti i pericoli, a sè stesso, a Cristo e a tutti i santi.

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  25. Ventunesimo: parte intermedia.-Perciò è anche utile e necessario che l'amore e la comunione di Cristo e di tutti i santi avvengano in modo occulto, invisibile e spirituale, e ce ne sia dato soltanto un segno corporeo, visibile , esterno; poichè ove queste cose: amore, comunione e assistenza fossero visibili a tutti, come la comunione temporale degli
    uomini, non ne saremmo fortoficati ed esercitati a confidarci nei beni
    invisibili e eterni, o a desiderarli, ma saremmo piuttosto esercitati a porre la nostra fiducia soltanto nei beni temporali visibili, e saremmo tanto abituati ad essi, che non li abbandoneremmo volentieri, enon seguiremmo Dio, se non fintanto che ci precedano cose visibili ed afferrabili, e questo ci impedirebbe di giungere mai a Dio; poichè tutte le cose temporali e sensibili devono cadere, e noi dobbiamo disavvezzarci completamente da esse, se vogliamo venire a Dio.

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  26. ultima parte del ventunesimo.Perciò questo sacramento della messa è un segno in cui ci esercitiamo ed avvezziamo ad abbandonare ogni amore, aiuto e consolazione visibile, e ad affidarci arditamente a Cristo e al suo santo , invisibile amore, aiuto e conforto. Poichè la morte ci toglie
    ogni cosa visibile, e ci separa dagli uomini e dalle cose visibili; e perciò contro di essa dobbiamo avere l'aiuto delle cose invisibili ed eterne, e queste ci vengono offerte nel segno sacramentale, a cui stiamo attaccati mediante la fede, finchè le otteniamo anche sensibimente e visibilmente.
    Così il sacramento è per noi un guado, un ponte, una porta, una nave,
    una barella, nella quale e per mezzo della quale passiamo da questa
    vita alla vita eterna. perciò tutto dipende dalla fede, poichè chi non crede è simile ad un uomo che deve viaggiare sull'acqua, ed è così pusillanime che non si fida della nave, e rimane a terra e non è salvato, perchè non vuol salire sulla nave e fare la traversata; e ciò è un effetto dell'aderenza alle cose sensibili e della fede non esercitata, alla quale sembra amaro il traghetto sul giordano della morte; e il diavolo aiuta anche orribilmente a ciò.
    Ventiduesimo.

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  27. Ventiduesimo. Questo è stato prefigurato in "Giosuè 3, 7 e seguenti".
    quando i figliuoli d'Israele furono passati a piede asciutto attraverso il Mar Rosso, e in ciò è testimoniato il battesimo, passarono anche
    attraverso il Giordano, ma i sacerdoti si fermarono con l'Arca nel
    Giordano, e l'acqua scorse sotto di loro, e sopra di loro si alzò come una montagna, e in ciò è significato questo sacramento: i sacerdoti portano e tengono l'Arca nel Giordano, quando ci predicano e ci dànno questo sacramento, Cristo e la comunione di tutti i santi nella morte o nel pericolo; se crediamo, le acque sotto di noi scorrono via,
    cioè le cose temporali e visibili non ci fanno nulla, anzi volano via da
    noi. Ma quelle che sono sopra di noi, si elevano in alto, e sono le orribili immagini dell'altro mondo, che ci assalgono al momento della morte; ma se non ci volgiamo ad esse, arriviamo senza danno e
    con i piedi asciutti nella vita eterna. così apprendiamo che vi sono nella chiesa due eminenti sacramenti: il battesimo e il pane; il battesimo ci introduce in una nuova vita sulla terra, il pane ci introduce, attraverso la morte , nella vita eterna; e i due sono rappresentati dal Mar Rosso e dal Giordano, e dai due paesi al di là del Giordano e al di qua del Giordano. Perciò il signore dice nel Cenacolo (Matteo 26, :29 ) : "Io non berrò più di questo vino finchè lo berrò nuovo con voi nel regno di mio Padre " . A tal punto questo sacramento è rivolto e ordinato al conferimento della forza contro la morte e all'introduzione nella vita eterna.
    In conclusione, il frutto di questo sacramento è comunione e amore, per mezzo di cui siamo fortificati contro la morte e contro ogni male, in tal guisa che la comunione è di due specie: una, in cui godiamo di Cristo e di tutti i santi; l'altra, per la quale lasciamo che tutti i cristiani godano di noi per quanto noi e loro lo possiamo, sicchè in tal modo, l'amore egoistico di noi stessi, espulso per questo sacramento, ceda il campo all'amore altruistico di tutti gli uomini, e così, per la trasmutazione dell'amore, divenga un pane, una bevanda,
    un corpo, una comunità; questa è la vera unità fraterna cristiana.

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  28. FINE-PER UNA AUTOVERIFICA CHE AVETE CAPITO, CIASCUNO RISPONDA FRA SE':"CHE COSA SIGNIFICA
    *SOLIDARIETA' * NEL SACRAMENTO DELLA
    CENA-eucaristia ? ".

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  29. Corollario:di LUTERO :
    DELLE CONFRATERNITE
    per cattolici ed ex cattolici;
    trattazione in 5 paragrafi: ogni successivo "commento" occuperà
    1 paragrafo (Lutero)1520

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  30. di Lutero: "sulle Confraternite" -continuazione del Sermone sul Venerabile Sacramento del Vero Corpo di Cristo e "sulle confraternite"
    Primo.
    Anzitutto vogliamo considerare il cattivo uso delle confraternite, tra cui questo: ci si riunisce per satollarsi e cioncare, si fa dire messa o alcune messe, e poi si dedica al diavolo tutto il giorno, e la notte e il giorno seguente; e non si fa altro che quello che dispiace a Dio. Questo furioso modo di fare è stato introdotto dallo spirito maligno, sicchè, ciò che si chiama una confraternita, è piuttosto una combriccola, ed è proprio una costumanza pagana,anzi, maialesca.
    Sarebbe molto meglio che non vi fossero fratellanze nel mondo, che il dover sopportare simile eccessi. I signori temporali e le città, insieme con le autorità ecclesiatiche, dovrebbero fare in modo che siano abolite; poichè in ciò si fa un grande affronto a Dio, ai santi, e a tutti i cristiani, e si fa del culto del giorno festivo una beffa del diavolo. Poichè i giorni santi devono essere celebrati e santificati con buone opere, e la confraternita dovrebbe essere una collettività particolarmente dedicata alle buone opere; e invece son diventate una colletta di denaro per bere birra. Che ci stanno a fare i santi nomi della diletta Nostra Signora, di Sant'Anna, san Sebastiano, o di altri santi, nella tua fratellanza, se non è altro che un gozzovigliare, sbevazzare, sprecare inutilmente denaro, strillare, gridare, ciarlare, ballare e perdere tempo? Se si volesse fare patrona di simile confraternite una scrofa, non ne vorrebbe sapere. Perchè si tentano a tal punto i diletti santi, abusando del loro nome per queste ignominie e per questi peccati, e si disonora e si bestemmia la loro fratellanza con simile brutte cose? Guai a coloro che le fanno e le promuovono.

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  31. Secondo. Se si volesse tenere una confraternita, si dovrebbe riunirsi e nutrire una tavolata o due di poveri, e servirli per amore di Dio, e il giorno prima si dovrebbe digiunare, e nel giorno festivo rimanere sobri, e trascorrere il tempo nelle preghiere e nelle buone opere; allora Dio e i suoi santi sarebbero veramente onorati; allora ne verrebbe anche un miglioramento e si darebbe un buon esempio agli altri. Oppure si dovrebbe raccogliere il denaro che si vuole scialacquare, e metterlo in una cassa comune, ogni mestiere per sè, perchè in caso di necessità si possa supplire al fabbisogno di un compagno di mestiere, aiutarlo, fargli un prestito, o aiutare con la cassa comune una giovane coppia dello stesso mestiere a stabilirsi decorosamente: queste sarebbero vere opere fraterne, che rendono accettevole a Dio e ai suoi santi la confraternita, della quale sarebbero volentieri patroni. Ma se questo non si vuol fare, e si vogliono seguire le vecchie vane consuetudini, ammonisco che ciò non si faccia alla festa dei santi, nè sotto il loro nome o sotto quello della confraternita. Si prenda un altro giorno, un giorno feriale, e si lascino in pace i santi e il nome delle loro confraternite, che non abbiano a dimostrare che un giorno o l'altro la loro disapprovazione; e sebbene nessun giorno possa
    essere adibito senza vergogna a simile cose, si deve aver riguardo alle feste e ai nomi dei santi, più di quanto lo facciano queste confraternite, che si si fan
    chiamare le confraternite dei santi, e sotto quel nome fan le opere del diavolo.

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  32. LUTERO HA DETTO e non Sandro ha detto: Terzo.

    In terzo luogo, vi è un'altra cattiva abitudine nelle confraternite, ed è una depravazione spirituale, una opinione falsa; essi, cioè, pensano che la loro fratellanza non deve recare benefici a nessuno, se non a quelli soli che sono del loro numero, iscritti nel loro registro, o contribuiscono per essa. Questa
    dannata opinione perversa è ancora peggiore della prima malvagità, ed è una delle cause per cui Dio ha deciso che le confraternite diventino così una beffa e una bestemmia a Dio con le loro gozzoviglie e le loro bevute e altre simili cose. Poichè in ciò imparino a ricercare sè stessi, ad amare sè stessi, a serbare fede soltanto a sè stessi, a non prestare attenzione agli altri, ad augurarsi una parte migliore o vantarsi di fronte agli altri di maggiori meriti presso Dio. E così se ne vanno in rovina la comunione dei santi, l'amore cristiano, la vera fratellanza, che è istituita nel santo sacramento; così cresce in loro l'amore egoistico, poichè non è altro, questo affacendarsi frenetico con queste molte confraternite miranti alle opere esterne, contro l'unica, interiore, spirituale, essenziale, universale fraternità di tutti i santi. Quando poi Dio vede la loro natura perversa, la perverte ancor di più, come è scritto nel Salmo 18,26:
    "con i perversi ti fai perverso", e decreta che con le loro confraternite si rendano oggetto di beffa e di vergogna, li espelle dalla comunione fraterna dei santi, contro la quale combattono e con la quale non hanno nulla in comune, nella loro confraternita di gozzoviglie, bevute e fornicazione, affinchè trovino il proprio, essi che non hanno cercato altro che il proprio
    , e ciò nondimeno li acceca, sicchè non conoscono il disgusto e la vergogna, e adornano questi eccessi con i nomi dei santi, come se fossero cose ben fatte; e oltre a ciò li lascia cadere così profondamente nell'abisso, che si vantano e dicono che chi appartiene alla loro confraternita non può essere dannato, proprio come se il battesimo e il sacramento della Santa Cena, istituiti da Dio stesso, fossero minori e più incerti di ciò che hanno inventato, ricavandolo dalle loro teste cieche. Così Dio svergogna e acceca coloro che, con la loro stolta natura, e con le usanze suine delle loro confraternite, oltraggiano, bestemmiano la sua festa, il suo nome, i suoi santi, con danno della fraternità cristiana universale, che è sgorgata dalle ferite di Cristo.

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  33. LUTERO.Terzo,parte prima.In terzo luogo, vi è un'altra cattiva abitudine nelle confraternite, ed è una depravazione spirituale, una opinione falsa; essi, cioè, pensano che la loro fratellanza non deve recare benefici a nessuno, se non a quelli soli che sono del loro numero, iscritti nel loro registro, o contribuiscono per essa. Questa
    dannata opinione perversa è ancora peggiore della prima malvagità, ed è una delle cause per cui Dio ha deciso che le confraternite diventino così una beffa e una bestemmia a Dio con le loro gozzoviglie e le loro bevute e altre simili cose. Poichè in ciò imparino a ricercare sè stessi, ad amare sè stessi, a serbare fede soltanto a sè stessi, a non prestare attenzione agli altri, ad augurarsi una parte migliore o vantarsi di fronte agli altri di maggiori meriti presso Dio. E così se ne vanno in rovina la comunione dei santi, l'amore cristiano, la vera fratellanza, che è istituita nel santo sacramento; così cresce in loro l'amore egoistico, poichè non è altro, questo affacendarsi frenetico con queste molte confraternite miranti alle opere esterne, contro l'unica, interiore, spirituale, essenziale, universale fraternità di tutti i santi. Quando poi Dio vede la loro natura perversa, la perverte ancor di più, come è scritto nel Salmo 18,26:
    "con i perversi ti fai perverso",

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  34. LUTERO.Terzo, parte seconda.
    , come è scritto nel Salmo 18,26:
    "con i perversi ti fai perverso", e decreta che con le loro confraternite si rendano oggetto di beffa e di vergogna, li espelle dalla comunione fraterna dei santi, contro la quale combattono e con la quale non hanno nulla in comune, nella loro confraternita di gozzoviglie, bevute e fornicazione, affinchè trovino il proprio, essi che non hanno cercato altro che il proprio
    , e ciò nondimeno li acceca, sicchè non conoscono il disgusto e la vergogna, e adornano questi eccessi con i nomi dei santi, come se fossero cose ben fatte; e oltre a ciò li lascia cadere così profondamente nell'abisso, che si vantano e dicono che chi appartiene alla loro confraternita non può essere dannato, proprio come se il battesimo e il sacramento della Santa Cena, istituiti da Dio stesso, fossero minori e più incerti di ciò che hanno inventato, ricavandolo dalle loro teste cieche. Così Dio svergogna e acceca coloro che, con la loro stolta natura, e con le usanze suine delle loro confraternite, oltraggiano, bestemmiano la sua festa, il suo nome, i suoi santi, con danno della fraternità cristiana universale, che è sgorgata dalle ferite di Cristo.

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  35. Quarto.
    Per imparare a comprendere e a fare uso giustamente delle confraternite, si deve sapere e conoscere la vera differenza tra le confraternite. La prima è quella divina, quella celeste, la più nobile di tutte, che supera tutte le altre, come l'oro supera il rame o il piombo, la comunione di tutti i santi, di cui si è detto sopra (in questo stesso "Sermone sul vero corpo di Cristo", al punto "quarto" ; nella quale tutti insieme siamo fratelli e sorelle, così strettamente uniti, che nulla mai può essere immaginato di più stretto, poichè vi è un solo battesimo, un solo Cristo, un solo sacramento, un solo cibo, un solo Vangelo, una sola fede, un solo spirito, un solo corpo spirituale, ed ognuno è membro dell'altro. Nessun altra fratellanza è più profonda e più stretta. Poichè la fraternità naturale è bensì una sola carne, un solo sangue, una sola eredità ed una sola casa, ma deve pure dividersi e mescolarsi in altre stirpi ed eredità. E vi sono poi le fratellanze parziali, che hanno un solo registro, una messa speciale, buone opere di un solo genere, un giorno commemorativo, un contributo eguale per tutti, e quando capita una sola birra, una sola gozzoviglia, una sola ubriachezza, e nessuna di esse va così a fondo, da fare dei suoi componenti uno spirito solo, poichè questo lo fa soltanto la fraternità di Cristo; e perciò, quanto più è grande, generale e estesa, tanto è anche migliore.
    Ora, tutte le altre fraternità devono essere ordinate in tal modo, che abbiano sempre davanti agli occhi la prima e la più nobile, e stimino grande soltanto questa, e con tutte le loro opere non cerchino nulla di proprio, ma le compiano per amore di Dio, per impetrare da Dio che gli conservi la comunione e la fraternità cristiana, e la renda di giorno in giorno migliore, perciò, quando sorge una confraternita, deve presentarsi in modo tale, che sia ben visibile, che i suoi membri si sono stretti in sodalizio in favore degli altri uomini: per compiere qualche cosa di speciale in favore della cristianità, con preghiere, digiuni, elemosine, buone opere, non per cercare il loro utile o la loro ricompensa; e non devono escludere nessuno, ma servire, come liberi servitori l'intera comunità della cristianità. Se vi fosse questa retta intenzione, anche Dio darebbe buon ordine, a che non si coprissero di vergogna con la crapula. Ne seguirebbe una benedizione tale, che si potrebbe raccogliere un tesoro comune, con cui aiutare anche esteriormente
    altri uomini. Allora, le opere spirituali e materiali delle confraternite seguirebbero il loro giusto ordine. E chi non vuol seguire quest'ordine nella sua confraternita, gli consiglio che ne esca, e lasci stare la confraternita; essa gli farà danno nel corpo e nell'anima.
    Ma forse dici, se non devo ricevere nulla di speciale nella confraternita, a che mi serve? Risposta : E' vero, se cerchi qualche cosa di particolare, che ti giova una comunità di fratelli o di sorelle ? Servi tu per mezzo di essa la comunità e gli altri uomini, nel modo che l'amore suole, e la ricompensa per questo amore ti troverà, senza che tu l'abbia cercata o desiderata.
    Ma se il servizio e la ricompensa dell'amore ti par piccolo, è segno che hai una falsa fraternità. L'amore serve liberamente e gratuitamente, perciò Dio gli dà anche liberamente e gratuitamente ogni bene. Poichè dunque tutte le cose devono farsi nell'amore, se devono piacere a Dio, anche la confraternita deve essere nell'amore. Ma ciò che avviene nell'amore è di tale natura, che non cerca il proprio nè il suo vantaggio, ma quello degli altri, ed anzitutto della comunità.

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  36. LUTERO:5^(ultimo).
    Quinto.
    Per tornare al sacramento (la Santa Cena): poichè dunque ora la comunione cristiana è così mal ridotta, come non lo è mai stato prima, e peggiora di giorno in giorno, soprattutto nei superiori, e tutti i luoghi son pieni di peccato e di obbrobrio, non devi badare a quante messe si celebrano o quanto spesso è ricevuto il sacramento (della Santa Cena), poichè da ciò la situazione è resa piuttosto peggiore che migliore, ma osservare quanto tu e altri progredite nella cosa significata da questo sacramento, e nella fede in esso; poichè tutto il progresso sta lì. E quanto più senti che vieni incorporato nella comunione di Cristo e dei suoi santi, tanto meglio ti trovi; cioè hai il sentimento che diventi forte nella fiducia di Cristo e nei suoi diletti santi, che sei certo che ti amano, e che stanno al tuo fianco in tutte le angustie della vita e della morte. E reciprocamente, che hai a cuore, in ogni singolo cristiano, la decadenza e la defezione di tutti i cristiani e dell'intera comunità, e che il tuo amore si estende senza distinzione ad ognuno, non odiare nessuno, avere compassione di tutti, e pregare per loro. Se tale è la vera opera del sacramento (la Santa Cena), piangerai certo molte volte, e ti lamenterai, e porterai il lutto per il misero stato della cristianità odierna. Ma se non trovi questa fiducia in Cristo e nei suoi santi, e se le necessità dell'intera cristianità e di ogni singolo tuo prossimo non ti assalgono nè ti commuovono, guàrdati da tutte le altre buone opere per mezzo delle quali ti immagini di essere pio e di diventare beato. Queste opere non sono certo altro che una brillante apparenza e un inganno, poichè sono prive di amore e di comunione, senza le quali cose non vi è nulla di buono, poichè "summa summarum: plenitudo legis est dilectio" (= somma delle somme: il compimento della legge è l'amore), l' Amore è l'adempimento di tutti
    i comandamenti ! (Romani 13:10). Amen


    F I N E ( degli Scritti, qui riportati, di L U T E R O )

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